Una felice intuizione. Se il mondo dei lavoratori della Gig Economy, atomizzati e isolati, è fatto a pezzi e non può essere fisicamente interconnesso, perché non usare lo stesso sistema, ovvero una piattaforma, per dare sostanza alle relazioni sindacali?
Ci ha pensato John Evans, passeggiando nei ditorni di Edimburgo. La storia è curiosa perché Evans stava facendo un lavoro molto umile, la consegna di volantini commerciali nelle cassette delle lettere. «Siamo stati fatti scendere da un furgone nel bel mezzo del nulla con una mappa e una pila di volantini, come potremo mai costruire una qualsiasi tipo di collettività?», si domandava.
Il lavoro tramite applicazioni solo raramente crea connessioni fra le persone. Ma queste connessioni sono deboli, sporadiche. E non si traducono in un mutuo riconoscimento. Si rimane isolati ad aspettare un buzz del telefono. John Evans ha anche svolto il lavoro di fattorino, per Deliveroo. L’applicazione suddivide i lavoratori in aree e li sposta laddove prevede vi sia maggiore o minore domanda di consegne a domicilio. Lo fa con un software predittivo, utilizzando i dati, sempre quelli, generati dall’uso dell’app medesima.
In tutto questo, i lavoratori sono tagliati fuori: è un meccanismo decisionale e gestionale che li sovrasta, in barba al finto autonomismo. Possono solo accettare di essere spostati, o non lavorare. Deliveroo non mostra ai lavoratori quelle che sono le zone con maggiori ordini, non introduce incentivi per gli spostamenti, altrimenti rivelerebbe ai lavoratori troppe informazioni che poi influenzerebbero le allocazioni dei turni. Il solo modo per costruire il potere di modificare le cose «è attraverso l’organizzazione tradizionale, arricchita con un potente set di strumenti digitali», scrive Evans.
Gli strumenti digitali, però, semplicemente non esistono. Ci si deve barcamenare fra email, gruppi whatsapp, difficilmente gestibili specie se il gruppo assume una rilevanza numerica importante (più di cento membri).
Wobbly si differenzia dalle altre applicazioni di chat creando un’organizzazione federata fin dall’inizio. Ogni utente entra nell’app unendosi oppure creando un nodo locale, ciò che potrebbe essere definito un ramo nell’organizzazione tradizionale. Lo fanno cercando il loro posto di lavoro aprendo l’app per la prima volta. I nodi prendono il nome dal loro posto di lavoro e possono essere georeferenziati per renderli più facili da trovare.
Il nodo è l’unità di base, il raggruppamento locale di lavoratori di una singola categoria o addirittura di una singola azienda. Il nodo di base ha alcune funzioni a sua disposizione, come quella di comunicare con altri nodi della rete.
Se i lavoratori nei nodi vogliono […] fare risoluzioni condivise, colpire insieme, organizzare eventi condivisi, possono formare un supernodo.
La comunicazione nel supernodo avverrebbe tramite lo strumento della delega. Da qui in poi il modello è ancora da creare. Gli sviluppatori pensano a supernodi che si possano aggregare e sciogliere sulla base delle attività condivise, senza per questo disperdere l’organizzazione di base. Il sistema comunicativo dovrebbe perciò procedere in senso rizomatico, producendo strutture comunicative federate, selezionando i partecipanti con metodo democratico rappresentativo.
Ma perché Wobbly? Il termine deriva dal nome affibbiato ai militanti dell’IWW, Industrial Workers of the World. L’IWW nasce all’inizio del 1905 come sindacato rivoluzionario di massa. Il termine wobbly deriverebbe dalla una storpiatura in cinese del nome del sindacato. I lavoratori, infatti, erano quasi tutti immigrati. Il sindacato è sempre stato caratterizzato per l’orizzontalità della propria organizzazione in cui prevaleva l’auto-organizzazione e l’azione diretta dei lavoratori. Nei Wobblies non c’era divisione fra il vertice delegato e la massa degli iscritti ed le forme organizzative adottate erano molto diverse da quelle dei sindacati di categoria. I wobblies tendevano cioè a organizzare la lotta piuttosto che creare strutture gerarchiche.
La logica di IWW è riassumibile in questa frase che campeggia sul sito internet del sindacato: «Noi organizziamo il lavoratore, non il lavoro, e riconosciamo che i sindacati non hanno a che fare con la certificazione governativa o il riconoscimento da parte del datore di lavoro, ma con i lavoratori che si uniscono per affrontare problemi comuni».