Antonio scrive a giustapaga.it:
Faccio da quasi trent’anni l’informatore scientifico del farmaco ed ho lavorato sia come dipendente, sia come consulente a partita IVA, sia come agente monomandatario (quella formula che la Legge Fornero avrebbe dovuto abolire). Attualmente credo di aver toccato il fondo.
Il mio contratto prevede che io svolga la mia attività a tempo pieno, quale monomandatario, dedicandomi esclusivamente a tale attività, in modo univoco con esclusione di ogni altra.
La società si obbliga a non conferire ad altri il medesimo incarico.La società mi riconosce un compenso determinato in percentuale, liquidato a sessanta giorni e comunque compatibilmente con le operazioni contabili interne.
Naturalmente – nel frattempo – tutte le spese sono a mio carico (auto, parcheggi, autostrade ed eventuali altre spese). La società mi invia ogni due mesi i dati relativi alle vendite effettuate tramite IMS [IMS Health, ndr] e l’ammontare dell’imponibile del compenso riconosciuto.
Se risolvo unilateralmente il contratto, l’azienda è autorizzata ad operare una compensazione dare/avere trattenendosi quanto di sua competenza a titolo di risarcimento danni, salvo che io decida di risolvere il contratto prima dei tre mesi: in quel caso, non avrei diritto ad alcun pagamento con esclusione dei compensi derivanti dai dati IMS.
Questo aspetto indurrebbe all’ipotesi che esistano anticipi o rimborsi spese per i primi mesi, cosa che invece non avviene. Un rimborso spese è previsto a partire da 5.000€ di fatturato, quindi non certo nei primi mesi.
Ad oggi, dopo oltre tre mesi non ho ricevuto alcun dato IMS. L’azienda sostiene che io non abbia maturato nulla e che dovrei continuare a “seminare” sulla fiducia. In pratica il rischio d’impresa è totalmente a mio carico.
La figura dell’informatore scientifico è prevista dal Testo Unico sulla Farmaceutica, art. 122 del Decreto Legislativo 219/2006. Al comma 3 è specificato che l’attività degli informatori scientifici è esercitata ” sulla base
di un rapporto di lavoro instaurato con un’unica impresa farmaceutica. Con decreto del Ministro della salute, su proposta dell’AIFA, possono essere previste, in ragione delle dimensioni e delle caratteristiche delle imprese, deroghe alle disposizioni previste dal precedente periodo”. Detto questo, la norma non specifica quale debba esserne l’inquadramento contrattuale. E’ la crisi ad aver espulso dal mercato circa 10 mila informatori scientifici dipendenti delle imprese farmaceutiche (dati Filctem CGIL). Le imprese hanno mantenuto appena 8 mila dipendenti e determinato la formazione di un piccolo esercito di venditori, agenti monomandatari. Costretti al margine, sovraccaricati degli oneri dell’attività in un contesto di asimmetria informativa molto accentuato.
Il rapporto è regolato dal Codice Civile, articoli 1742 e seguenti del Libro IV. Si tratta del contratto di agenzia. Questa tipologia di contratto prevede che la provvigione sia erogata “all’agente dal momento e nella misura in cui il preponente” ha eseguito “la prestazione in base al contratto concluso con il terzo” soggetto.
Va da sé che alcune posizioni di squilibrio fra le parti dovrebbero essere corrette immediatamente. Il cosiddetto Jobs Act del Lavoro Autonomo (D. Lgs. 81/2017), ad esempio, vieta l’abuso di dipendenza economica (art. 3, comma 4):
Ai rapporti contrattuali di cui al presente capo si applica, in quanto compatibile, l’articolo 9 della legge 18 giugno 1998, n. 192, in materia di abuso di dipendenza economica.
La norma definisce la “dipendenza economica la situazione in cui una impresa sia in grado di determinare, nei rapporti commerciali con un’altra impresa, un eccessivo squilibrio di diritti e di obblighi“. Non è chiara la sua applicabilità al caso specifico e sarebbe un punto che il legislatore dovrebbe chiarire.
L’ambiguità della posizione degli informatori scientifici, dipendenti dal rapporto monomandatario da un’unica impresa ma riconosciuti come professionisti autonomi pagati a provvigione, un tempo coccolati dalle case farmaceutiche ed oggi invece lasciati con il rischio d’impresa tutto sulle proprie spalle, la dice lunga sulla crisi del lavoro che questo paese sta affrontando.
[con la collaborazione di Daniela Minnetti]