Con una lettera al Corriere della Sera (ed. 14 ottobre, pag. 29), Matteo Sarzana, AD di Deliveroo nonché presidente di Assodelivery (l’associazione delle principali società titolari delle app di consegna a domicilio), lancia l’allarme sui rischi del ‘decreto rider’. Secondo Sarzana, «le nuove norme avranno un impatto dannoso sui compensi dei rider, sulle vendite dei ristoranti e sul servizio ricevuto dai consumatori». Il perché è ovviamente correlato al metodo di pagamento, al divieto di cottimo. Secondo Sarzana, con il cottimo i fattorini guadagnano di più («possono massimizzare i guadagni»).
Sarzana omette di dire che non tutti i fattorini effettuano – o sono in grado di effettuare – un numero adeguato di consegne all’ora per raggiungere la tanto agognata massimizzazione. Il sistema del cottimo mette i lavoratori in competizione fra di loro, come cavalli, e questo è disumanizzante. Non è vero che possono lavorare quando vogliono: con questo modello, dovrebbero lavorare sempre, anche dieci ore al giorno, cercando di prendere più ordini che possono. È pur comprensibile l’intento dei committenti di stabilire un sistema che sia incentivante alle consegne, ma così è troppo sbilanciato verso un modello di competizione estrema, senza alcuna garanzia sulla retribuzione.
Il racconto che fa Sarzana dei fattorini è parziale: abbiamo visto come nel tempo sia cambiata la platea dei lavoratori, non più solo studenti che “desiderano dedicare il proprio tempo agli altri” (così recitavano i claim pubblicitari), o «genitori che lavorano in modo flessibile», bensì anche lavoratrici, lavoratori stranieri, giovani e meno giovani, disoccupati di lungo corso. È necessario mettere i lavoratori nelle stesse condizioni, non già per livellare «tutti verso il basso», ma per evitare discriminazioni o esclusioni che farebbero precipitare tali persone in stato di necessità, o impedirebbero loro di uscire dallo stato di emarginazione in cui versano. Un giusta paga, non chiediamo altro. Una paga degna. Forse a Sarzana non è chiaro questo concetto. Forse farebbe bene a riconsiderare alcuni principi chiave del nostro ordinamento – che sono sovraordinati rispetto alla sopravvivenza del suo business.
Anche i lavoratori chiedono regole chiare. Chiedono di sapere quale è loro retribuzione, ovvero che non sia frutto di calcoli astrusi in relazione al numero di consegne e al tempo impiegato. Se deve esserci una valutazione della prestazione, i criteri che la sottendono devono essere chiari, evidenti e concordati con le rappresentanze dei lavoratori. E se le rappresentanze dei lavoratori non ci sono, dovrebbe essere interesse della stessa Assodelivery il fatto che emergano e siano realmente rappresentative e libere (anche dal condizionamento aziendale, sia chiaro).
Già che ci siamo, considerato che Sarzana ci preme a sottolineare che questo settore – in crescita (il fatturato 2018 si è attestato a 350 milioni di euro) e che coinvolge ormai circa ventimila fattorini – se sottoposto alle regole del decreto, finirà per pagare meno tasse, allora chiediamo anche che siano messi da parte tutti quei mezzi e le pratiche di elusione fiscale adottate sinora. Sarzana sarà certamente favorevole, non è vero? E potrebbe chiarire come mai la società di cui è amministratore delegato, Deliveroo, ha pagato nel 2018 (sul fatturato 2017) appena seimila euro di Irap. Tanto quanto una micro impresa.