Cosa volete fare da grandi?
[di Enrico Vulpiani]
Io prenderò un master in fisica e poi pedalerò per consegnare pizze!
Io prenderò una laurea nel corso scelto, per il mio bene, da mio padre e, mentre provo a superare ogni tipo di concorso pubblico, correrò per ore nei magazzini della logistica!
Come dite? Nessuno ha mai risposto così? Eppure spesso va a finire in questo modo. Cosa succede dunque, lungo la strada? Che cosa sbagliamo, o meglio, cosa manca? Forse serve un efficiente programma nazionale di orientamento al lavoro.
Di strumenti relativi alle politiche attive per il lavoro ne abbiamo molti, forse troppi, di sicuro non dialogano fra di loro. Un esempio su tutti, la banca dati dei Centri per l’Impiego non è integrata con quella dell’INPS, tantomeno con quella della nuova Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (ANPAL).
Nelle scelte cruciali relative alla scelta di un percorso di studi e formativo è essenziale avere tutti gli strumenti di conoscenza relativi alle possibilità professionali che ne scaturiscono, la loro sostenibilità nel tempo e le proprie attitudini al riguardo.
In Germania questo percorso “tutelato” già esiste, con successo. È opportuno mettersi all’opera ed esplorare gli strumenti attualmente a nostra disposizione e capire cosa e perché non funziona nel sistema italiano dell’orientamento alla formazione e al lavoro. Cosa diamine ci rende così inefficienti?
Questa è una chiamata all’azione. Andiamo a parlare direttamente con i responsabili dei Centri per l’Impiego, dell’INPS, dell’ANPAL, delle agenzie interinali, degli istituti scolastici. Confrontiamoci con il Ministero del lavoro e con esperti del settore, per avere maggiori informazioni relative al loro modello.
Parliamo con gli studenti, con chi sta scegliendo di restare fuori da percorsi professionali. Cerchiamo singoli ed associazioni che si occupano di orientamento. Pronti a raccogliere le loro storie.
Al termine della nostra ricerca metteremo insieme le informazioni e, con esse, presenteremo una proposta che garantisca, per tutti noi, la possibilità di realizzare quanto previsto dall’art. 3 della nostra Costituzione, ovvero rimuovere quei maledetti «ostacoli di ordine economico e sociale», che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini e «impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese».