Arriva a sentenza la causa tentata dai sei riders torinesi contro la società di food delivering, Foodora. L’udienza decisiva del processo si terrà al Tribunale di Torino e si svolgerà a porte aperte, presso l’aula 9, ingresso 3. Si tratta dei protagonisti della storica protesta contro Foodora avvenuta a Torino nel 2016.
E’ il primo caso nel nostro paese di una pronuncia da parte del giudice circa la natura del rapporto di lavoro che lega i ciclo-fattorini alle società di consegna a domicilio di cibo (ma non solo). Il primo caso – è doverosa la precisazione – per quanto concerne la formula di consegna mediata da una applicazione per smartphone. I più attenti, infatti, potrebbero citare le numerose sentenze (purtroppo spesso ribaltate in appello o in cassazione) che coinvolsero i moto-fattorini, meglio noti come pony express, molto in voga a metà degli anni ottanta. Precedenti non molto confortanti, ad onor del vero. Vedremo se il giudice italiano si esprimerà in maniera concorde con la Commission Administrative de règlement de la relation de travail del Belgio che, per un caso analogo, ha riscontrato le caratteristiche di un rapporto di lavoro subordinato.
Deliverance project, il collettivo che riunisce i riders torinesi, ha così commentato:
Ad essere accusata in questo processo non è soltanto Foodora, nè le altre piattaforme che dopo la ribalta mediatica delle rivolte contro Foodora si sono presentate come alternativa ad essa – proponendo condizioni di lavoro e di retribuzione leggermente migliori per poi cancellare quelle concessioni – per poi allinearsi alle condizioni neofeudali tipiche della gig economy (nessuna esclusa: Deliveroo, EatinTime, JustEat, Glovo etc.)
Le recenti lotte nel food delivery, negli ultimi due anni hanno avuto la forza di contrapporsi alla tendenza generale e crescente delle nuove forme di sfruttamento di trasformare il lavoro salariato in lavoro autonomo on demand, retribuito solo per il valore prodotto e privato di ogni tipo di tutela.
Le rivendicazioni dei 6 ex fattorini di Foodora sembrano essere quelle di un’intera generazione che vede davanti a sé solo “autonomia coatta”, sottopagata e fasulla.
L’appuntamento è quindi per il giorno 11 Aprile con un sit-in davanti al tribunale, dalle ore 9.